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      Nel mese seguente si recano a Negief o Mesced-Alì, la città del "Martire Alì", dove l'alta moschea, dalle cupole rivestite d'oro, copre la necropoli sacra per eccellenza, immensa cripta divisa in tre piani, dove i cadaveri siano disposti per ordine di precedenza, secondo il prezzo pagato dagli eredi. Si capisce di qual peri-colo per la salute pubblica siano i carnai di Kerbela e di Negief, specialmente in tempo d'epidemia. Le ricerche dei medici sanitari hanno stabilito che la peste, quando è importata dal Kurdistan, ha sempre il suo focolare d'espansione nelle città sante della Babilonia [692]. Due chilometri ad est di Negief, un gruppo di casolari è quanto resta di Kufa, che era un tempo la capitale del califfato e che dicesi sia stata non meno ragguardevole di Babilonia; la città d'artisti e di letterati non è più conosciuta fuori che per le belle iscrizioni in "lettere cufiche", di cui sono adorni i palazzi e le moschee, della grande epoca architettonica dell'Islam. I pellegrini che si recano alla moschea d'Alì, esitano a passare per questo villaggio, cui considerano come maledetto, perchè là sorge la moschea "senza volte, senza colonne, quasi senza mura oggi", nella quale Alì fu colpito mortalmente. Questo orrore dei pellegrini verso Kufa spiega la sua notevole salubrità in tempi d'epidemia. Hira, altra grande città, non ha lasciato che rovine. Non lontano da Kerbela si trova il borgo di d'El-Kadder, l'antica Kadesia, dove si diede la battaglia, che segnò la fine della monarchia nazionale dei Persiani e ne fece un popolo maomettano.


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Nuova Geografia Universale. La Terra e gli uomini
Volume IX - L'Asia Anteriore.
di Elisée Reclus
Editore Vallardi Milano
1891 pagine 1124

   





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