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      Questa catena, conosciuta sotto diversi nomi locali, ma generalmente indicata dai Greci coll'antica denominazione di Misoghis, continua senza interruzione sopra un tratto di circa 140 chilometri, dalla trincea del Meandro, presso Buladan, ai promontori di Scala Nova, nel golfo d'Efeso. L'altezza media dei dorsi supremi non supera i 1,000 metri; nudi e grigi si succedono regolarmente da est ad ovest, senza breccie che li interrompano; tuttavia la catena ha nel suo insieme un'apparenza delle più svariate, grazie alle terrazze di conglomerato, che ne fiancheggiano la base all'altezza di 100 e 150 metri, ed i torrenti hanno tagliato in cubi e piramidi: le coltivazioni scaglionate e gli alberi folti, che riempiono i valloni, contrastano pel loro verde colle tinte rosse delle frane. Tutte queste terre, che crollano e si dirupano, e dove i ruscelli portano via i detriti per depositarli in alluvioni nella valle del Meandro, sono evidentemente gli avanzi di depositi che si formarono in un'epoca geologica anteriore, allorchè le coste dell'Anatolia erano più profondamente immerse.
      Verso l'estremità occidentale, la catena del Misoghis s'abbassa. Un valico, sotto il quale passa per via sotterranea, a 243 metri d'altezza, la ferrovia da Smirne alla valle del Meandro, separa la catena principale del gruppo di Gumish-dagh o della "Montagna d'Argento", ricca in giacimenti di smeriglio ed altri minerali. A sud, gruppi di colline orlano il Meandro inferiore dirimpetto ai dirupi del Besh-Parmak, poi si vede profilarsi da est ad ovest la cresta dentellata del Samsun-dagh, il Mycale degli antichi.


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Nuova Geografia Universale. La Terra e gli uomini
Volume IX - L'Asia Anteriore.
di Elisée Reclus
Editore Vallardi Milano
1891 pagine 1124

   





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