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      L'isola più prossima al litorale, Chio o Scio, è orientata allo stesso modo e si distingue così dalle altre isole dell'arcipelago asiatico per l'allineamento nel senso del meridiano; forse la neve (khion), che brilla sulle sue montagne per alcuni giorni od alcune settimane d'inverno, diede all'isola il suo nome;[726] la cima più alta, il Sant'Elia, che sorge a nord dell'isola, raggiunge i 1,267 metri.
      Le formazioni di Scio appartengono a diverse epoche geologiche, e la terra è in lavoro per produrne di nuove. Le rocce eruttive, serpentine, porfidi, trachiti, s'incontrano in certe parti dell'isola, così come dirimpetto, nella penisola eritrea: i due gruppi paralleli, separati da un braccio di mare che è profondo appena 25 metri nel punto di congiunzione, si trovano nella stessa area di movimento vulcanico. Si sa che questa regione della Jonia, una delle più ricche dall'Asia Minore in sorgenti termali,[727] è una di quelle, che hanno più da soffrire per le scosse interne. Nella seconda metà del secolo, pochi disastri sono stati paragonabili al terremoto che rovesciò la città di Scio. Nel mese d'ottobre del 1883 il suolo fremè di nuovo, principalmente sotto la regione eritrea, dove si vede un piccolo cratere, presso Tscesmeh. Il suolo si aprì nel distretto di Latzata. Alcune sorgenti si asciugarono, mentre altre si slanciarono dal suolo; parecchi villaggi e quartieri di città furono atterrati; oltre cinquantamila persone dovettero accampare presso le loro case demolite.
      La catena, che si collega con un tratto poco elevato ai monti del Tmolo e si ripiega verso ovest per limitare a nord la baja di Smirne, non è nel novero delle prominenze notevoli dell'Asia Minore per la superficie, che occupa, e l'altezza dei suoi picchi, ma ha un gran nome nel mito e nella storia.


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Nuova Geografia Universale. La Terra e gli uomini
Volume IX - L'Asia Anteriore.
di Elisée Reclus
Editore Vallardi Milano
1891 pagine 1124

   





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