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      [Immagine 104.png - N. 104. -- STRETTO DI SCESMEH].
      La città di Scio, la quale si stende per parecchi chilometri di lunghezza nell'isola dello stesso nome, sull'orlo di una spiaggia dentellata, fra i giardini d'aranci e gli oliveti, parla col suo aspetto dei disastri che possono produrre i terremoti. Nell'anno 1881 fu quasi interamente rovesciata, e più di 5,800 persone perirono sotto le rovine; sebbene la città sia stata in gran parte ricostruita,[858] vi si vede ancora un certo numero di torri pendenti e muri a crepacci. Tale è l'industria degli Scioti, che ben presto avranno fatto sparire le tracce della spaventevole catastrofe, a quel modo che prima del terremoto essi cancellavano le vestigia d'un disastro ancora più grande. Nel 1822, ai primi tempi della guerra dell'Indipendenza, i Turchi "passarono per di là", e quando l'opera di devastazione fu compiuta, città e villaggi erano cumuli di rovine; 25,000 Scioti erano stati passati a fil di spada e 45,000 menati schiavi a Smirne ed a Costantinopoli; 15,000 s'erano rifugiati nelle isole e nella Grecia continentale; il resto moriva di fame o di tifo; di tutta la popolazione, che aveva oltrepassato le 100,000 persone, 2,000 soltanto sopravvissero. Così il governo turco si vendicò delle disfatte che i marinai di Psara o Ipsara, isoletta vicina a Scio, al nord-ovest, avevano fatto subire a' suoi vascelli.
      Il "Paradiso dell'Arcipelago" si è ripopolato, senza però che il numero degli abitanti eguagli la metà di quello che era prima della guerra.


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Nuova Geografia Universale. La Terra e gli uomini
Volume IX - L'Asia Anteriore.
di Elisée Reclus
Editore Vallardi Milano
1891 pagine 1124

   





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