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      Cipro, così rinchiusa fra le coste della Cilicia e quelle della Siria, non ha clima marittimo; per la distribuzione delle pioggie, del pari che per la variazione della temperatura, essa presenta gli stessi fenomeni del continente vicino. D'inverno è esposta al soffio dei venti, che sono passati sugli elevati altipiani dell'Asia Minore, e la neve cade sulle montagne e fin nelle praterie; le pioggie sono frequenti, soprattutto negli ultimi tre mesi dell'anno, ed i fiumi straripano; spesso le comunicazioni sono interrotte nella pianura di Mesorea. Ma dall'inverno all'estate segue un cambiamento improvviso, quasi senza transizione primaverile; per parecchi mesi il cielo è senza nuvole, l'aria appena rinfrescata da qualche brezza marina, il suolo è bruciato da un calore implacabile, simboleggiato forse nel leone a gola spalancata delle antiche monete;[913] la temperatura estiva di Larnaca è più alta di quella del Cairo [914]. Allora, nelle vicinanze degli stagni del litorale, la malaria diventa temibile; una bruma malsana pesa sulle campagne e si dilunga alla base dei monti [915]. In questa stagione funesta, la pianura polverosa e riarsa è brutta a vedere, e le colline marnose, nude, o non aventi altra vegetazione che arbusti spinosi e pini rachitici e radi, offrono un triste aspetto ben diverso da quello, che aveva sognato il viaggiatore, sbarcando nell'isola di Cipro. I bei paesaggi comparabili a quelli degli Apennini toscani si vedono soltanto nelle alte valli del-l'Olimpo, il cui suolo conserva sempre un fondo d'umidità: là sorgono i monasteri, innalzando le loro torricelle fra i gruppi di pini.


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Nuova Geografia Universale. La Terra e gli uomini
Volume IX - L'Asia Anteriore.
di Elisée Reclus
Editore Vallardi Milano
1891 pagine 1124

   





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