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      Il Suetaa è un semplice "scheletro di vulcano"; le pareti esterne del cratere sono parzialmente crollate ed il camino superiore, sostenuto da qualche pilastro, resta sospeso sopra un abisso; sottili lamine di vetro, stalattiti di lava ornano la superficie dilacerata [953]. Quasi tutti i crateri del Safa s'aprono, non in cima a coni sparsi sulla nera superficie dell'altipiano, ma nello spessore stesso delle lave. Dappertutto si vedono abissi arrotondati, simili ai vuoti formati dalle scorie nelle bolle di gas; ma questi vuoti hanno fin 300 metri di larghezza e da 20 a 50 metri di profondità. Gli uni sono isolati, altri sono tangenti oppure separati soltanto da stretti muri, semplici pareti di vetro rosso o nerastro. Altrove la massa delle lave è tagliata da fessure rettilinee aventi parecchie centinaia di metri di lunghezza. Sul Safa, l'unica vegetazione è quella di licheni biancastri che s'attaccano al basalto e da lontano si crederebbero parte integrante della roccia: però il signor Wetzstein vide una felce sul fondo d'un crepaccio. L'acqua che cade sulle scorie e sulle ceneri è bevuta dai pori e non ricompare che alla base delle lave, a contatto delle argille, qua e là trasformate in rocce cristalline dal calore delle materie ignee. Tuttavia sul versante nord-occidentale del Safa s'apre una grotta naturale, parzialmente allargata dall'uomo, in fondo alla quale scorre un ruscelletto, molto noto ai Beduini: è la caverna d'Um-Niran o della "Madre del Fuoco" [954].
      Nel suo insieme, il Safa occupa uno spazio di circa 1,200 chilo-metri quadrati e aderge i suoi coni da 4 a 600 metri sopra le pianure circostanti, che hanno dal loro canto più di 500 metri di altezza media.


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Nuova Geografia Universale. La Terra e gli uomini
Volume IX - L'Asia Anteriore.
di Elisée Reclus
Editore Vallardi Milano
1891 pagine 1124

   





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