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      L'ertezza dei pendii è ineguale; quelli che guardano a sud sono in generale più ripidi di quelli della faccia orientale. Una duna a mezzaluna, che il vento erige all'estremità dell'abisso, s'innalza di tre a dieci metri sull'orlo, col pendìo dolce verso il deserto, ripido dalla parte del precipizio; di quando in quando le molecole arenacee franano, e sorprende come mai tutti i fulgi non siano stati gradatamente colmati da questa caduta della sabbia; però la maggior parte ha ancora uno spazio libero nel fondo, e sui pendii crescono cespugli, i quali attestano la lentezza con cui si modificano i contorni. Dall'alto d'una montagnola rocciosa, che perfora come una piramide la distesa delle sabbie, Blunt potè abbracciare con un'occhiata tutta una serie di fulgi e gli parve che la loro direzione normale sia da est ad ovest, e formino una curva serpeggiante, analoga a quella degli uadi. Forse debbono effettivamente la loro origine al corso delle acque nelle profondità: appena i ruscelli piovani vi si sono inabissati, spariscono, trascinando le sabbie nelle fessure del suolo. Vi sono anche cavità, in cui sono ancora visibili le tracce di antichi laghi: tale è il circo di circa 40 chilometri quadrati, nel quale giace il villaggio di Giobba, sul lembo meridionale del Nefud, non lontano dai primi contrafforti del Giebel-Sciammar; la sua profondità è di almeno 60 metri sotto il livello della pianura, di 120 metri secondo Palgrave. Tuttavia il signor Huber, nelle "spiagge concentriche" del bacino vede soltanto solchi scavati dalle intemperie negli strati più friabili di arenaria [1133].


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Nuova Geografia Universale. La Terra e gli uomini
Volume IX - L'Asia Anteriore.
di Elisée Reclus
Editore Vallardi Milano
1891 pagine 1124

   





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