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      Il Nefud settentrionale non è completamente spoglio di vegetazione nè di vita animale. Un'euforbiacea, la ghada, rende irto il suolo de' suoi cespugli; la yerta, liana che somiglia alla vite, v'intreccia i suoi sarmenti; nella sabbia nascono erbe saporite, per lo più associate, con esclusione di ogni altra specie: in primavera i nomadi possono menare le loro mandre a pascere nel deserto; talvolta vi stanno settimane intere, avendo per unica bevanda il latte delle cammelle. È vero che gli scheletri d'uomini e d'animali sparsi sulle orme delle carovane, fra le oasi, attestano i pericoli che presenta la traversata delle sabbie; ma la vita del deserto non appassiona meno gli Arabi: colà si sentono felici e liberi; colà l'uomo giunge alla concentrazione più profonda del suo essere, al possesso più completo di tutte le sue forze morali; così non è sorprendente che la maggior parte delle religioni d'Oriente sia stata rivelata ai fondatori nel deserto [1134]. "Più la terra è arida, più l'uomo guarda in sè stesso", dice un proverbio antico. I viaggiatori europei subiscono, come gli Arabi, l'impressione profonda della natura deserta. Quando ritornano nelle regioni divise in mille scompartimenti dai recinti delle proprietà e dalle mura delle città, essi provano, come i Beduini, un sentimento d'oppressione e di tristezza [1135].
      Ma nessuno osa avventurarsi nel "deserto rosso" della Dahna, che si distende a sud del Negied verso il litorale dell'Hadramaut. In questa regione le carte mostrano ancora uno spazio vuoto di nomi geografici.


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Nuova Geografia Universale. La Terra e gli uomini
Volume IX - L'Asia Anteriore.
di Elisée Reclus
Editore Vallardi Milano
1891 pagine 1124

   





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