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      Come il fratello, nella famiglia o nel clan l'animale fedele può diventare una causa di vendetta: il sangue del cammello domanda il sangue dell'uomo [1180]. Seicento nomi ed epiteti, secondo Bochart, mille, secondo Chardin, designano e glorificano il cammello. L'Arabo del deserto paga il suo debito di riconoscenza verso l'animale, senza del quale non avrebbe potuto fuggire nelle solitudini e mantenere la sua fiera indipendenza. Se non avesse avuto il cammello, egli pure sarebbe caduto sotto il giogo dei conquistatori; sarebbe stato ridotto al livello di quei disprezzati fellah, che trascinano l'aratro sulle rive del Nilo o dell'Oronte!
      L'Arabo si contenta di poco, dicesi; ma tutto quello che possiede, è eccellente; i suoi datteri, i suoi profumi, il suo caffè sono i "migliori", che ci siano al mondo; del pari i suoi animali domestici sono i più belli, ed in nessun luogo sono maggiormente attaccati all'uomo. I cani, come i cammelli, appartengono alla tribù, al clan, alla famiglia, e ne dividono le sorti con una devozione senza limiti. L'asino dell'Arabia, segnatamente quello dell'Hasa, è pure un nobile animale, ed il suo nome non è un insulto, come nei paesi dell'Occidente, dove la bestia degenerata, pur avendo conservato la sua meravigliosa sobrietà, la sua pazienza, la sua tenacità, non ha più nè la statura, nè la fierezza d'andatura, che lo distinguono nella Penisola. Ma la montatura per eccellenza è il cavallo, e per questo animale la superiorità dell'Arabia su ogni altro paese è riconosciuto.


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Nuova Geografia Universale. La Terra e gli uomini
Volume IX - L'Asia Anteriore.
di Elisée Reclus
Editore Vallardi Milano
1891 pagine 1124

   





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