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      Il numero dei pellegrini varia singolarmente d'anno in anno, secondo le condizioni politiche della Penisola e degli Stati circonvicini. Nei primi tempi del fervore maomettano, quando l'obbligo di fare il pellegrinaggio della Mecca, almeno una volta durante la vita, era tenuto per sacro, ed i certificati di visita non si vendevano a prezzo di denaro, gli stranieri venivano a centinaia di migliaia. Alcuni califfi fecero edificare città che servissero loro da luoghi di tappa nel deserto, ed a milioni distribuivano le monete d'oro agli abitanti della Mecca e di Medina. Nel secolo decimoterzo la carovana dell'ultimo degli Abassidi si componeva di 120,000 cammelli e di tutto un esercito di soldati, servitori e mercanti. Sotto il regime turco, i sovrani non hanno dato l'esempio dello stesso zelo: nessuno dei padisciah di Costantinopoli ha fatto il viaggio della Mecca. Si contentano di mandare donativi e farsi rappresentare davanti la pietra nera da qualche personaggio della corte. All'epoca delle guerre fra Turchi e Wahabiti, i pellegrinaggi furono quasi completamente interrotti; dopo il ristabilimento della pace, l'affluenza media supera le centomila persone all'anno, quasi tutti mossi dallo zelo dei loro interessi mercantili, del pari che dalla salute della loro anima; durante il loro soggiorno, la città è trasformata in un immenso bazar; il traffico invade sino i colonnati del tempio. Ma l'introduzione di battelli a vapore nel mar Rosso e l'apertura del canale di Suez hanno avuto per conseguenza di mutare le condizioni del viaggio pei pellegrini e di far abbandonare certe strade una volta molto frequentate.


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Nuova Geografia Universale. La Terra e gli uomini
Volume IX - L'Asia Anteriore.
di Elisée Reclus
Editore Vallardi Milano
1891 pagine 1124

   





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