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      I banditori dell’Islam nell’Africa occidentale non sono Arabi, sebbene la lingua, di cui si servono e che in Africa è il principale veicolo della civiltà, sia proprio l’idioma del profeta. Sono Nigrizî di diverse tribù: mercanti o industriali, percorrono le tribù delle sponde della Gambia, si mostrano fin nel paese degli Ascianti e nel Dabomey, sulla Costa d’Oro e nel golfo di Benin. Nell’Africa orientale, sulle spiagge dell’oceano Indiano, la propaganda è del pari attivissima, benchè la maggior parte dei mercanti arabi, ieri ancora negrieri, non si curi punto di convertire i miserabili di cui fa commercio. Al contrario piace loro di saperli pagani per aver il diritto di odiarli e rapirli; se li convertissero, sarebbero in dovere di trattarli come fratelli. Ma se li fanno circoncidere, fosse pure per non esporsi al pericolo di mangiare la carne d’animali sgozzati da mani non «pure»(54), basta questo segno per aggiungere un sedicente musulmano all’esercito della fede ed accrescere così le forze dell’Islam. Del resto non mancano maomettani sinceri, che, prendendosi a cuore i precetti del Corano, lavorano per l’emancipazione degli schiavi. Felkin incontrò nella provincia di Bahr el-Ghazâl il figlio d’un negriero, il quale, diventato padrone, alla morte del padre, di parecchie centinaia di schiavi, li mise subito in libertà.
      Ma negozianti arabi, del pari che mercanti cristiani, aveano non ha guari per articolo principale di commercio l’uomo, non i denti d’elefante, il cotone, l’arachide o l’olio di palma.


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Nuova Geografia Universale. La Terra e gli uomini
Volume X parte I - L'Africa settentrionale
di Elisée Reclus
Editore Vallardi Milano
1887 pagine 1017

   





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