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      Sembra certo che, molto prima dei Portoghesi, siano stati naviganti italiani a scoprire la più gran parte delle coste dell’Africa nord-occidentale e le isole medesime che si aggruppano in arcipelaghi nell’alto mare. Un portolano del 1367 del veneziano Marco Pizzigani, che si conserva nella biblioteca di Parma, circoscrive tutto il littorale africano sino al capo Bojador con una delimitazione generale, conforme a quella determinata dai rilievi rigorosi dei marinai moderni(62). Dal loro canto i Dieppesi reclamano pe’ loro avi la gloria dell’aver fondato nel 1364 una «Piccola Dieppe» sulla costa di Guinea(63), e colonizzato nel 1402 le Canarie sotto gli ordini del marinajo Giovanni di Béthencourt. I Portoghesi poi, primi fra i naviganti a penetrare nel «Mare Impenetrabile» e far la luce «nell’Oceano tenebroso», attribuiscono del pari ai loro missionari del secolo decimosesto il primato delle principali scoperte fatte recentemente nell’interno dell’Africa. Eppure molto tempo dopo questi missionari si leggevano sulle coste dell’Africa i nomi dei popoli «Senza Lingua», di quelli «Senza Naso», degli Opistodattili o «coi diti voltati indietro» e dei «Pigmei che disputano il cibo alle grù»!
      A’ nostri giorni gli archivi geografici si tengono con troppa precisione, perchè sussistano dubbi intorno le strade che aprono i viaggiatori nel continente nero, e si può disegnare almeno approssimativamente la rete degli itinerari che hanno accresciuto la somma delle nostre cognizioni. Negli ultimi cento anni, da quando, nel 1788, fu fondata in Inghilterra la Società per l’esplorazione dell’Africa, della quale il tedesco Hornemann e lo scozzese Mungo-Park furono «i primi eroi e le prime vittime»(64), il continente è stato attraversato più volte dall’un mare all’altro.


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Nuova Geografia Universale. La Terra e gli uomini
Volume X parte I - L'Africa settentrionale
di Elisée Reclus
Editore Vallardi Milano
1887 pagine 1017

   





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