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      Quivi è la «porta» dell’Egitto; quivi, fin dalle origini della storia scritta, è segnato come un limite visibile fra due mondi. Per una coincidenza notevole, questo limite è presso a poco formato dalla linea tropicale, poichè appunto presso Assuan gli astronomi videro per la prima volta nel giorno del solstizio d’estate i gnomoni senza ombra e i pozzi rischiarati sino al fondo dai raggi solari. Un altro mondo cominciava per essi al di là di quella linea ideale; sembrava loro che nella zona torrida tutto doveva contrastare coi fenomeni della zona temperata. Oggi ancora vi ha chi si lascia trasportare facilmente ad esagerare tutte le differenze locali tra le regioni che si estendono ai due lati della cateratta e tra i popoli che le abitano.
      Al tempo delle piene, la navigazione non si arresta lungo il corso di ciò che chiamasi la cateratta: i barcaiuoli la discendono e la risalgono senza pericolo al disopra degli scogli; ma, quando le acque sono basse, il tragitto, allo scendere o al salire, sui mille bracci dell’immensa «scalea di Nettuno», non può compiersi se non coll’aiuto degli scellala, o gente della cateratta, che tirano o rattengono lo schifo per mezzo di corde: una cinquantina di grandi dahabiyè, noleggiate dai visitatori del Nilo, valicano così ogni anno il passo pericoloso, e grazie all’esperienza dei piloti sono rare le disgrazie. L’abilità dei barcajuoli nello scendere le cateratte consiste nel contenere la barca sul rigonfiamento centrale formato dalla corrente e che talvolta s’eleva a 2 metri, ed anche più, al disopra dell’acqua che scorre lungo gli scogli: dall’alto di questa mobile collina il pilota domina collo sguardo la tumultuosa cateratta.


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Nuova Geografia Universale. La Terra e gli uomini
Volume X parte I - L'Africa settentrionale
di Elisée Reclus
Editore Vallardi Milano
1887 pagine 1017

   





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