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      Appena la barca guizza a destra o a manca di questo dorso delle acque, comincia il pericolo; se i marinai non possono ricondurla col remo o col timone nella linea della corrente, essa è irrevocabilmente trascinata nel risucchio della riva, e gli scogli, che gli Arabi assomigliano a mostri, la «mordono» quando passa.
      Alla vista delle rapide, ognuno si domanda, non lasciando di tener conto dell’esagerazione poetica delle antiche descrizioni, se gli scogli di queste dighe non erano più alti duemila anni fa e se le acque del Nilo non formavano in quel tempo una vera cascata. È probabile, in fatti, che il fiume piombasse allora come cateratta dall’alto di una soglia di granito. Ad oriente delle rapide si trova nel deserto un antico braccio del fiume ad un livello di parecchi metri al disopra della presente altezza delle piene. Anche il viaggiatore poco assuefatto all’osservazione della natura non può non riconoscere che egli cammina in un letto fluviale abbandonato: ei vede ancora i meandri del fiume fra gli scogli coperti d’iscrizioni geroglifiche; colà trovansi le rive e i banchi, e qua e là le alluvioni si mostrano sotto i cumuli di arena recati dal vento del deserto. Gli annali che gli archeologi interpretano sulle rive scoscese raccontano il passaggio dei conquistatori, da Tutmesi e Ramsete fino a Desaix, in questo antico alveo; ma è probabile che al tempo delle origini della storia egiziana, lo stretto varco da sì lungo tempo rimasto all’asciutto fosse occupato da un braccio del Nilo.


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Nuova Geografia Universale. La Terra e gli uomini
Volume X parte I - L'Africa settentrionale
di Elisée Reclus
Editore Vallardi Milano
1887 pagine 1017

   





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