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      Ne risulta un bizzarro fenomeno: che quando le acque del Nilo sono magre, l’acqua nei pozzi lontani dalle rive giunge ad un livello superiore di 3 in 4 metri a quello dello stesso fiume: gli agricoltori continuano quindi le irrigazioni, che senza l’afflusso sotterraneo sarebbero impossibili.
      I canali, le dighe trasversali, utilizzate come comunicazioni fra i villaggi, fanno di tutto il paese una vasta scacchiera di colture, le cui linee di separazione sono le une sporgenti, le altre incavate; l’acqua vivificatrice circola da per tutto come il sangue nelle arterie di un animale; ma la manutenzione di tutto questo organamento domanda una cura prodigiosa, ed il minimo disordine in queste campagne quasi in piano, con un pendio non determinato, basta per cagionare crepacci ed ostruzioni, per cangiare i canali in paludi. Spossati dal loro incessante lavoro, scoraggiati dalla rapacità del fisco, i fellà non hanno sempre la libertà della mente necessaria per mantenere in buono stato la ramificazione dei canali, la quale pure è ad essi indispensabile per alimentare i loro primitivi congegni d’irrigazione. Nei grandi possedimenti, l’acqua sale per mezzo di sakigé o norie, simili a quelle della Siria e mosse da buoi o da asini e
     
      RIVE DEL NILO. — LO “SCIADUF”. Disegno di Slom, preso da una fotografia [vedi figura 125.png]
     
      nella Nubia da cammelli. Ma la maggior parte dei contadini si serve di sciaduf, vasi o panieri che due uomini, per mezzo di un mazzacavallo, immergono nell’acqua e rialzano a vicenda.


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Nuova Geografia Universale. La Terra e gli uomini
Volume X parte I - L'Africa settentrionale
di Elisée Reclus
Editore Vallardi Milano
1887 pagine 1017

   





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