Pagina (281/1017)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      La pratica della poligamia è ben più generale presso i Wa-Ganda che presso i maomettani d’Europa e d’Asia: i capi non conoscono limite nel numero delle loro mogli, che sono al tempo stesso le loro serve. Il re M’tesa pare non abbia meno di settemila spose, comprate col baratto di un animale qualunque, di sei aghi o di una scatola di zolfanelli. I capi imitano il sovrano, attribuendosi ciascuno un esercito di mogli; ed il minimo vassallo ha il suo serraglio. I dignitarii della contrada si aggiudicano una sì gran parte della popolazione femminile, che malgrado la gran superiorità numerica delle femmine, non ne rimangono per tutti i Wa-Ganda; si trovano di frequente contadini le cui scarse raccolte non sono mai bastate a comprare una moglie. Nessuna legge vieta il matrimonio fra prossimi parenti; anzi alla morte del padre il primogenito eredita tutte le spose, ad eccezione di sua madre; talvolta le ripartisce con altri membri della famiglia. Durante l’allattamento, che dura due anni, le mogli vivono lungi dal marito; il re ed i capi hanno per queste nutrici case di campagna sparse su tutta la superficie del regno.
      I lavori domestici sono quasi tutti affidati alle donne e agli schiavi; l’uomo libero non può permettersi altro lavoro che la costruzione della sua dimora; soldato nato, egli deve riserbare le mani pel maneggio delle armi. I Wa-Ganda hanno naturalmente tutti i vizii che ingenera un simile stato di cose: sono pigri, mentitori e ladri; quelli che hanno donne e schiavi per lavorare in vece loro, dedicano tutto il tempo al giuoco e al bere.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Nuova Geografia Universale. La Terra e gli uomini
Volume X parte I - L'Africa settentrionale
di Elisée Reclus
Editore Vallardi Milano
1887 pagine 1017

   





Wa-Ganda Europa Asia Wa-Ganda Wa-Ganda