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      Incaricati di provvedere di giovinetti e di eunuchi i mercati di Khartum e del Cairo e di reclutare soldati per gli eserciti, i funzionari potevano compiere in pace ciò che i rapporti chiamavano pomposamente la loro «missione civilizzatrice», i villaggi si spopolavano, e da ogni zeriba dei mercanti arabi o dongolesi partivano regolarmente convogli di infelici diretti verso il Nilo, legati a coppie per mezzo di forcine e di anelli che passano al collo dello schiavo e si ricongiungono alla cavalcatura del padrone; anche ai dì nostri le vie battute dai convogli si riconoscono agli ossami umani sparsi lungo i sentieri. Anche quando il traffico degli schiavi fu officialmente vietato nella provincia del Bahr el-Ghazal, non riuscì difficile agli ufficiali egiziani, cristiani e musulmani, eludere gli ordini che solo colle labbra erano stati dati loro. Con mezzi indiretti e tanto più crudeli quanto più cagionavano incursioni ed eccidii, i mercanti di schiavi pervenivano a costituire il loro mal o capitale umano. Non assalivano essi stessi i villaggi, ma eccitavano le tribù le une contro le altre. Incoraggiate al saccheggio, una tribù piombava d’improvviso sopra un campo di nemici, uccidevano gli uomini, catturavano le donne e i fanciulli. Non era forse allora un apparente umanità da parte dei trafficanti di schiavi andare a liberare i prigionieri per assicurare loro i benefizii d’una servitù men dura nella loro zeriba o nelle città del settentrione? Ma la tribù vinta presto o tardi si vendicava, e i mercanti intervenivano di nuovo per liberare i prigioni a proprio profitto.


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Nuova Geografia Universale. La Terra e gli uomini
Volume X parte I - L'Africa settentrionale
di Elisée Reclus
Editore Vallardi Milano
1887 pagine 1017

   





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