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      Una delle piante selvagge più caratteristiche dell’Etiopia, una di quelle che meglio contribuiscono a dare ai paesaggi della contrada la loro speciale fisonomia, è il kolkual, l’euforbio a candelabro, che somiglia agli euforbii giganteschi delle Canarie e delle Azzorre; queste piante intrecciano così bene i loro rami carnosi, che si adoperano a ricingere i campi e i villaggi che voglionsi difendere contro un improvviso attacco: alcune di esse ergono il loro fusto ramificato a più di 12 metri di altezza; il succo lattiginoso del kolkual è un veleno formidabile, molto adoperato nella farmacopea etiopica; il suo legno serve alla fabbricazione della polvere. Un’altra pianta, che ha l’aspetto e l’apparenza della palma, orna il pendio dei monti fino all’altezza di 3300 metri: è la gibara, (rhynchopetalum. montanum), la cui chioma di foglie ensiformi è sormontata da uno stelo florale di 3 in 5 metri di altezza, cinto di bei fiori lilla che s’aprono successivamente di giù in su; ma la pianta muore quando ha fiorito. Un altro vegetale caratteristico delle terre alte è il cardo gigantesco (echinops giganteus), il cui tronco è come quello di un albero, e i cui fiori hanno la grandezza di una testa umana. Le eriche, più grandi ancora, s’innalzano ad 8 metri. Sulle spianate dei «Dega» s’innalzano del pari i maestosi «kusso» (brayera anthelmintica), che dal loro folto fogliame lasciano penzolare innumerevoli ciocche di fiori rosei, adoperati in infusione contro il verme solitario, non solo in Etiopia, ma eziandio in Europa, da che il medico Brayer ne ha raccomandato l’uso.


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Nuova Geografia Universale. La Terra e gli uomini
Volume X parte I - L'Africa settentrionale
di Elisée Reclus
Editore Vallardi Milano
1887 pagine 1017

   





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