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      Invece i dialetti tigrigni, non hanno alcuna letteratura.
      Gli Etiopi delle varie provincie, Tigrè e Amhara, presentano notevoli contrasti, secondo il luogo di dimora, i mestieri, il nutrimento, le mescolanze di razza; ma se non si tien conto degli estremi, che variano dal tipo nigrizio a quello dei bianchi d’Europa, si può dire che nell’insieme gli Etiopi si distinguono per la bella proporzione delle membra e per la regolarità dei lineamenti. La maggior parte hanno statura media(312), spalle larghe, corpo un po’ gracile, ma un’eleganza ammirevole nei gesti e nel contegno; avvolti nel loro sciuma, simile alla toga romana, dispongono con perfetta grazia le pieghe del vestimento, secondo le mobili impressioni del loro animo. In generale hanno la fronte alta, il naso dritto o anche aquilino, le labbra grosse, la bocca più in fuori dell’Europeo, il mento aguzzo. La testa, dolicocefala, è coperta di capelli leggermente ricciuti, quasi crespi, spesso disposti in ciuffetti, che i musulmani mercanti di schiavi chiamano filfil o «grani di pepe». Hanno la barba rara come la maggior parte degli Africani, e come essi hanno parimente il vezzo di abbassare strizzando le palpebre sui loro grandi occhi, il che sovente dà loro un’aria di falsità e di perfidia. Quanto al colore della pelle, si veggono tutte le gradazioni, dal nero schietto del Negro fino al bianco cupo del littorano del Mediterraneo; ma il colore dominante è un giallo oscuro, talvolta tendente al rosso di mattone; per consueto la carnagione della donna etiope è abbastanza chiara perchè vi si noti la subita colorazione prodotta dal rossore.


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Nuova Geografia Universale. La Terra e gli uomini
Volume X parte I - L'Africa settentrionale
di Elisée Reclus
Editore Vallardi Milano
1887 pagine 1017

   





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