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      L’esciaghè è quello che governa i numerosi conventi dell’Etiopia, e comanda alla moltitudine di dabtara o «letterati», che formano la classe più colta e più influente del paese. Sono laici, ma hanno per consueto nella chiesa maggiore autorità dello stesso prete. Il dabtara possiede in usufrutto i feudi ecclesiastici; egli prende a mese, paga, sgrida o licenzia il prete che dice la messa; spesso occupa la carica di curato, che in Etiopia è tutta temporale. Egli compone i cantici chiesiastici che si rinnovano per ciascuna festa, e spesso v’insinua scherzi diretti al vescovo, e talvolta persino ammonimenti al sovrano(327).
      I preti etiopi, ad eccezione dei grandi dignitari, non sono obbligati al celibato, ma è loro vietato di rimaritarsi. Esiste in oltre un gran numero di ordini religiosi, che comprendono circa 12,000 monaci, senza contare le monache, che sono per la maggior parte signore di età matura spinte da ragioni domestiche a ritirarsi dal mondo. Principi deposti, funzionari prevaricatori, soldati senza mezzi per vivere, cercano pure un rifugio nei monasteri. Gran parte del suolo dell’Etiopia appartiene a preti e a monaci, e resterebbe perpetuamente in maggese se i contadini dei dintorni non fossero tenuti alla servitù del lavoro. Le chiese e i conventi sono le scuole del paese, e i professori, quando non sieno scelti nella classe dei dabtara, sono tutti preti o monaci: essi insegnano il cantofermo, la grammatica, la versificazione, e fanno recitare i testi dei libri sacri e de’ loro commentatori, perocchè a queste cognizioni si riduce il classico sapere degli Abissini.


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Nuova Geografia Universale. La Terra e gli uomini
Volume X parte I - L'Africa settentrionale
di Elisée Reclus
Editore Vallardi Milano
1887 pagine 1017

   





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