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      La steppa o cala, nella quale si disperdono le acque, può essere solo utilizzata come terreno da pascolo; però vi si trovano vasti spazi coperti da baobab, da palme dum, da tamarici e da mimose gommifere, i cui prodotti, conosciuti sotto il nome di talc, sono d’assai inferiori alle gomme del Cordofan. Nel Senâr, come nel Cordofan e nel For, sui confini delle regioni nelle quali le acque son rare, si utilizzano i tronchi scavati dei baobab, e ve n’hanno persino di ventisei metri di circonferenza: vere cisterne naturali(489). Durante la stagione delle pioggie si riempiono d’acqua; ed alcuni tronchi accolgono, per la stagione della siccità, una riserva d’acqua di 80 a 90 metri cubi. Arrampicandosi al nascere dei rami, gli indigeni attingono col mezzo di secchie di cuoio l’acqua contenuta nel loro baobab. Nella parte settentrionale del Sudan alcuni tratti meritano il nome di deserti, e le dune vi svolgono regolarmente le onde loro, limando la base degli scogli. Sulla via da Berber a Suakin, un blocco di granito isolato, l’Abù-Odfa, fu così corroso tutto intorno alla sua base, che, presto o tardi, la immane roccia, spezzando il suo stretto peduncolo, rotolerà nella sabbia(490). Tutte le pietre e le pareti rocciose di questa regione deserta dell’alta Nubia, sono uniformemente ricoperte da una specie di vernice nerastra, della quale non si spiega l’origine(491). Quelle muraglie cupe danno al paesaggio un aspetto grandioso e formidabile, che non hanno altre regioni, le cui montagne sono più alte e più dirupate.


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Nuova Geografia Universale. La Terra e gli uomini
Volume X parte I - L'Africa settentrionale
di Elisée Reclus
Editore Vallardi Milano
1887 pagine 1017

   





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