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      In faccia al comune, la famiglia non ha altri diritti se non quelli degli individui che la compongono; essa non ha punto processi da sostenere, contese da vendicare; ogni quistione è portata ai piedi dell’albero sotto cui siedono i vecchi. Il matrimonio non è una festa di famiglia, ma una cerimonia comunale, alla quale tutte le famiglie prendono parte. L’eguaglianza è norma nelle famiglie, come nel comune, quantunque in certi luoghi la fidanzata si corica attraverso la soglia della capanna ed il fidanzato la oltrepassa, sfiorandola col piede, come per annunciarle che essa deve sottomettersi senz’altro a tutto. I costumi dei Barea sono puri, ma l’opinione pubblica non è severa; i pargoli che nascono fuori del matrimonio, sono raccolti colle stesse feste degli altri; e come essi ereditano dal loro zio materno, poichè in quel paese si è conservato il costume del matriarcato, che nelle famiglie subordina il padre, reale o putativo, allo zio, rappresentante non dubbio della sua razza. Nella società kunama pochi atti sono considerati come degni di attirare la vendetta sociale: il ladro stesso non è punito, ma semplicemente costretto alla restituzione, come se avesse contratto un imprestito. La sola pena pronunciata dal comune è l’esilio: i più giovani montano sul tetto del colpevole e ne gettano al vento i frammenti; ciò è per l’esiliato il segnale della partenza e giammai egli rivedrà il suolo natio.
      Munzinger ha cercato invano nel paese kunama traccie del cristianesimo, come ne esistono all’est presso i Bogos, all’ovest nel Senâr. Non si trova alcuna rovina di chiese, e nelle loro idee religiose niente ricorda l’influenza dei dogmi ebraici o cristiani.


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Nuova Geografia Universale. La Terra e gli uomini
Volume X parte I - L'Africa settentrionale
di Elisée Reclus
Editore Vallardi Milano
1887 pagine 1017

   





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