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      I «Nubi» che i visitatori del Giardino di acclimazione hanno veduto a Parigi, erano quasi tutti Begia di Kassala e delle tribù circonvicine. Le popolazioni meridionali, al sud del cammino delle carovane, fra Berber e Suakin, non hanno colle altre alcuna coesione nazionale, anzi per la più parte sono nemiche fra di loro, ponendo un termine alle loro contese, solo per unirsi contro un invasore straniero; gli è così che all’epoca dell’invasione turca, le tribù strinsero lega, ma la loro confederazione non ebbe lunga durata, e, sotto la dominazione egiziana, la razza si è sparpagliata di nuovo in una moltitudine di popolazioni senza volontà comune. I Begia, e non gli Abissini, sono probabilmente gli «Etiopi» di Erodoto, i popoli civilizzati che fabbricarono la città di Meroe e le sue piramidi. Al medio evo, i Begia costituivano egualmente uno Stato potente, la cui capitale fu Aloa, sul Nilo Azzurro, ad una ventina di chilometri da Chartum. I Begia erano cristiani, almeno in prossimità del continente(531). Quando la loro città fu distrutta dai Fungi, ed essi ripresero la via delle steppe, si convertirono pure alla religione dei pastori nomadi. Tutti i Begia sono maomettani, ma la maggior parte, come i Beduini della Siria e della penisola Arabica, non hanno del maomettanismo che il nome, per quanto ardentemente si siano schierati fra i partigiani del Mahdi, sotto il cui comando hanno trovato una certa unità nazionale.
      Di tutte le tribù begia del sud, la più potente è quella degli Adendoa, che percorre le steppe del Taca, fra il Gach e l’Atbara all’ovest, e il Barka all’oriente, ma nei loro viaggi di transumanza e nelle loro escursioni di saccheggio oltrepassano frequentemente quei limiti; secondo Munzinger, sarebbero un milione di individui.


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Nuova Geografia Universale. La Terra e gli uomini
Volume X parte I - L'Africa settentrionale
di Elisée Reclus
Editore Vallardi Milano
1887 pagine 1017

   





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