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      Dalla dodicesima alla ventesima dinastia, tutta la valle del Nilo, colonizzata dagli Egiziani, era diventata un paese retu per la lingua e per la razza. Il movimento di riflusso incominciò solo all’epoca persiana, ed è durante il periodo romano che gli elementi indigeni ripresero completamente il sopravvento. Sotto il regno di Diocleziano, le tribù blemmie nelle quali si sono ritrovati i Begia, e sovratutti i Bisciarini d’oggidì, invasero la regione nubiana e vi si stabilirono fortemente; si dovettero ritirare le guarnigioni romane e far appello per sostituirle a tribù guerriere che si chiamavano col nome di Nubotae e probabilmente erano consanguinee dei Nuba del Cordofan. Sono esse che hanno dato agli altri abitanti del paese, Uaua o Blemmi, il dialetto che prevale ancora, sebbene molto misto di termini arabi(651).
      I Barbarini sono tra gli Africani che hanno la tinta della pelle più scura; essa varia dal colore del bronzo fiorentino al nero quasi turchino; ma in generale la loro tinta conserva sotto il nero riflessi trasparenti e rossastri che li distaccano nettamente da quello dei Nigrizi del centro dell’Africa. Il loro cranio dolicocefalo e la loro fronte, curva all’indietro, è rivestita di capelli che senza essere crespi come quelli del negro, sono molto ondulati. Essi hanno la barba rara come il Nigrizio, ma i loro lineamenti presentano molto più regolarità, e si trovano frequentemente dei Barabra che rientrano nel tipo di bellezza ammessa dall’Europeo. Il naso è dritto e sodo, a larghe narici; le labbra di un disegno molto puro, sono raramente grosse e gonfie; hanno i denti piccoli e di una bianchezza perfetta, le guancie non presentano che un leggiero rialzo, e, sui volti regolari, gli occhi ben tagliati e largamente aperti brillano di un vivo bagliore.


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Nuova Geografia Universale. La Terra e gli uomini
Volume X parte I - L'Africa settentrionale
di Elisée Reclus
Editore Vallardi Milano
1887 pagine 1017

   





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