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      Esso è posto a due chilometri all’ovest del gran braccio del Nilo, in riva di uno stagno che serve di porto durante l’inondazione, ma nell’epoca delle basse acque diventa una infetta palude, dalla quale s’innalzano miasmi pestiferi. Formata di case basse con cortili, dipendenze e giardini, Dongola è una città molto estesa, ed alcuni edifici, tra i quali una fortezza, dove si vedono i ruderi di un castello fabbricato dal naturalista Ehrenberg, dànno all’insieme un aspetto assai imponente; secondo Ensor, la popolazione media della città non oltrepassa i settemila abitanti, ma raddoppia quando i proprietari sono ritornati da’ loro campi dei dintorni. Dongola stupisce i viaggiatori venuti dal nord, che sono avvezzi alle case a terrazze; essi vedono tetti inclinati, che rivelano subito il cambiamento di clima, il passaggio dalla zona delle siccità a quella delle pioggie periodiche di estate; osservano pure l’opera incessante delle termiti, insetti ignorati dai rivieraschi del basso Nilo, che vanno distruggendo la città, e costringono gli abitanti ad un lavoro continuo di riparazione. Prima della guerra che ha fatto di Dongola, durante più mesi, una delle cittadelle più esposte dell’impero egiziano, quella città aveva un esteso commercio ed il suo porto era sovente pieno di barche, di dimensioni appena inferiori a quelle delle dhahabiyè, ma con una vela quadrata, in luogo della vela latina dei battelli adoperati a valle delle cateratte. Al disotto di Dongola, il Nilo si divide per abbracciare l’isola di Argo, la più grande di quelle della Nubia e una delle più belle, per le sue costiere boscose, le sue coltivazioni, i suoi villaggi nascosti in mezzo al fogliame, le sue ruote di sakieh, che i buoi fanno girare lentamente all’ombra de’ sicomori.


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Nuova Geografia Universale. La Terra e gli uomini
Volume X parte I - L'Africa settentrionale
di Elisée Reclus
Editore Vallardi Milano
1887 pagine 1017

   





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