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      La numerosa popolazione dell’Egitto, quasi triplicatasi dal principio del secolo(763) ed accrescentesi in media di 50,000 persone per anno, attesta la grande salubrità del paese(764). Sovratutto nell’alto Egitto, dove l’aria non è piena di emanazioni umide, il clima è sanissimo, malgrado l’ardente temperatura; esso è migliore ancora nel deserto, come lo provarono le statistiche mediche all’epoca dei lavori, pure sì faticosi, intrapresi per il taglio dell’istmo di Suez. L’Egitto è persino visitato d’inverno da un certo numero di Europei mistificati, che vengono a cercarvi il ristoro della loro salute, in ispecie per le malattie di petto; ma non pare che il soggiorno in una o nell’altra delle grandi città, Alessandria e il Cairo, dove trombe di polvere turbinano senza posa nelle vie, sia bene scelto per la cura di quelle malattie; per contro la tisi infierisce sugli immigranti dell’alto Nilo ed ogni anno fa un gran numero di vittime, anche fra gli indigeni(765); al Cairo, la settima parte della mortalità è dovuta a malattie di petto; negli ospedali militari si sono calcolate persino a un terzo le morti causate dalla tubercolosi; ma certe malattie dei canali respiratori, quali il catarro, non hanno occasione di nascere e di svilupparsi fra gli Europei. Le malattie che questi hanno più da temere sono le dissenterie, e, in certe parti del delta, le febbri palustri. Le epatiti, quasi sconosciute dai maomettani, che si astengono dagli alcoolici «veleno specifico del fegato», sono assai comuni fra gli Europei per il loro genere di vita(766).


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Nuova Geografia Universale. La Terra e gli uomini
Volume X parte I - L'Africa settentrionale
di Elisée Reclus
Editore Vallardi Milano
1887 pagine 1017

   





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