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      Uomini e donne, grandi e piccoli, vanno a gambe e piedi nudi, e nelle lunghe ed aspre marce, in mezzo a precipizi di ogni natura, corrono leggieri come se calpestassero molli tappeti erbosi, tanto grande è l’insensibilità e la durezza che col continuo esercizio acquistano le piante de’ loro piedi. Con la massima indifferenza, come cosa d’abitudine spengono co’ piedi pezzetti di carbone acceso. Ma terribili nemici sono le spine, che non di rado si conficcano loro nelle carni del piede; per rimediare a questo male essi vanno sempre provvisti di un piccolo paio di pinzette e di un ago, che portano appesi al collo, e con molta destrezza sanno estrarre quel piccolo corpo estraneo e si liberano così dalle sue fastidiose conseguenze.
      Il loro modo di vestire consiste, per gli uomini, in un paio di larghe brache di cotone bianco, che di poco sorpassano il ginocchio, in una cintura della stessa stoffa larga ordinariamente 30 centimetri e lunga 81, che ripetutamente viene avvolta alla vita, da formare come una gran ciambella; in uno sciammà, ossia manto di cotone parimenti bianco, che sanno portare con molta grazia e con vero gusto artistico. Questo manto o sciammà è di diversa qualità, a seconda del grado e della fortuna che uno possiede.
      Sopra lo sciammà i nobili e le persone facoltose portano un burnù, una mantellina che loro arriva poco più sotto al ventre, con un cappuccio: questo è o in raso o in velluto o in panno fino europeo, di colore sempre bleu più o meno scuro. Per i meno facoltosi e per chi non ha un dato grado di nobiltà, il burnù è di stoffa del paese, di un colore marrone scuro, molto pesante e molto ruvido, sebbene per la pioggia sia da preferirsi, come di fatto lo preferiscono, a quegli eleganti di raso, di velluto, ecc.


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Nuova Geografia Universale. La Terra e gli uomini
Volume X parte I - L'Africa settentrionale
di Elisée Reclus
Editore Vallardi Milano
1887 pagine 1017