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      Talvolta portano invece il così detto lempt, pellegrina di pelle di animali domestici o feroci. Il gabar, contadino, ha il suo lempt di pelle di capra o di montone malamente conciata, che serve a riparargli le spalle dall’acqua e, quando accudisce ai lavori manuali, lo sostituisce allo sciammà, che troppo gli legherebbe la speditezza dei movimenti delle braccia. In guerra poi, dal Re all’ultimo soldato, si vestono del solo lempt, essendo impossibile combattere con lo sciammà. I lempt, pei grandi sono di pelli di leopardo Ghissillà (leopardo nero) o di leone, foderati in seta rossa e guarniti con bottoncini in argento.
      Per completare l’abbigliamento maschile abissino non mi manca che parlare della camicia, che qui equivale poco meno che a una decorazione. Se la camicia non è stata data dal Re, nessuno è autorizzato a portarla, e se la porta è un abuso, nè si potrebbe presentare alla Corte. Queste camicie sono lunghe da toccare in terra, strettissime ed aperte ai due lati, dai fianchi ai piedi; sono di varie qualità, a seconda, naturalmente, del grado di chi la porta, dalla finissima camicia di velluto bianco del valore di un tallero, a quella di seta fiorata a vivi colori, del prezzo dai 6 ai 30 talleri. Nelle grandi solennità ed in guerra, tutti quelli che ne hanno il diritto vestono la loro più ricca camicia.
      Il vestiario delle donne di alto rango, sebbene possa esser costoso, è dei più semplici: consiste in un grande ed ampio camiciotto, cucito senza garbo alcuno, proprio come un sacco, con maniche lunghissime e aperto tanto da passarvi la testa.


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Nuova Geografia Universale. La Terra e gli uomini
Volume X parte I - L'Africa settentrionale
di Elisée Reclus
Editore Vallardi Milano
1887 pagine 1017

   





Ghissillà Corte