Pagina (977/1017)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Essi fanno questo ragionamento: “Questo verme ci mangia tutto quello che di cattivo si accumulerebbe nel ventre e vive di questo; quando è ingrandito, ce ne dà avviso e siamo obbligati a farlo sortire prendendo il kusso, così noi ci liberiamo di lui e degli altri mali che forse avremmo trascurato”.
      L’altra malattia più comune dopo la tenia è la sifilide, che è chiamata anche male del paese, come se da noi si dicesse febbre di maremma. Gli stregoni, o meglio quelli creduti tali, tengono il posto dei medici e curano più con sortilegi che con veri rimedi. Hanno per fortuna acque minerali calde dette dei Santi, che sono veramente sorprendenti per le guarigioni che operano di questa terribile malattia.
      La lebbra, l’artritide, i dolori reumatici sono comunissimi e per nulla curati. I poveri lebbrosi perdono dita, mani senza poter aver nessun soccorso. Frequenti sono le piaghe di una natura ribelle anche ai nostri rimedi e molto più al burro, che usano gli indigeni. Nella stagione delle pioggie, mal riparati come sono contro il freddo e l’umidità, fa spesso strage la dissenteria.
      Col cessare delle grandi pioggie e nella regione delle kolla per i miasmi del prosciugamento delle parti inondate dagli straripamenti dei torrenti, sono frequenti le febbri e gli attacchi di perniciosa. Si premuniscono contro questi mali turando le nari con spicchi d’aglio o con gli stoppacci di cotone imbevuto di assafetida. L’Azage Walde Tzadek, che per obbligo di ufficio deve spesso scendere nelle kolla, ha adottato, come preservativo contro la malaria, oltre l’aglio, di farsi strofinare il corpo con del mercurio.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Nuova Geografia Universale. La Terra e gli uomini
Volume X parte I - L'Africa settentrionale
di Elisée Reclus
Editore Vallardi Milano
1887 pagine 1017

   





Santi Azage Walde Tzadek