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      Giammai buccia più bella rivestì frutto più acerbo, giammai più dolce nome espresse maggiori sventure. Tu sei bella, o Italia, e miri riflesso in due mari il fiore di tue bellezze immortali. Tu sei bella, dalla serena Como, dalle rive olezzanti delle isole Borromee, dalle spiaggie popolose di Genova, dai marmorei palazzi di Venezia, dagli ameni colli di Firenze sino all'eterna Roma; tu sei bella nel golfo ridente di Napoli e nella verde Sorrento, nella lava ardente del tuo Vesuvio e nella vetta nevosa del tuo Etna, nell'ululato del tuo Scilla, nelle cascate di Tivoli, bella in ogni parte. E per questo traggono a te i pellegrini di tutta Europa, il taciturno britanno, il violento moscovita, il gaio francese, il lento alemanno, la cupida schiatta d'Israello, i biondi figliuoli del nord, e tutti baciano la sacra terra, tutti ammirano la tua vetustà. Il poeta sugge l'ispirazione divina dai canti ripetuti sulle tue culle, il pittore attinge i suoi colori dalla variopinta tua veste, lo scultore impara le forme delle tue vaghe sembianze". Ma poi il poeta si fa triste e ricorda "il sangue corso a fiumi su questa terra prediletta da Dio, dal fratricidio di Remo, su cui sorse Roma, dalle stragi di Silla, dagli eccidi di Nerone, ai fratricidi, alle stragi, agli eccidi d'ogni età e di ogni sito. Un diluvio di popoli si riversa infuriando sulle tue ridenti pianure, e tu già regina, cadi in servitù, cupida di nuovi signori per non serbar fede ad alcuno, pronta a dilaniarti con le tue proprie mani quantunque volte ti sorrida un raggio di libertà. Così le tue discordie, non la spada del tedesco, dello spagnuolo, del franco, ti recisero i nervi, e tu giacesti per secoli, cadavere di bellezza inghirlandato di fiori e di allori immortali, bella ancora nel tuo lutto, nei ruderi della tua Roma eterna, negli avanzi commoventi della tua Pompei, nei tuoi templi, nei dipinti, nei marmi, nei ricordi immortali della tua grandezza, bella sempre nel verde delle tue pianure, nello splendore del tuo cielo, nell'azzurro del tuo mare, nella perpetua primavera dei tuoi giardini; bella nella bruna avvenenza dei tuoi contadini, nella, grazia impareggiabile delle tue donne, bella persino, o Italia, nel santo tuo nome".


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Nuova Geografia Universale. La Terra e gli uomini
Volume V - Parte seconda - L'Italia
di Elisée Reclus
Società Editrice Libraria Milano
1902 pagine 794

   





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