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      Ma se in questa regione si rallegrano l'agricoltore e chiunque pensa alle ricchezze di cui è feconda, il botanico vi scorge una continua monotonia d'alberi e di erbe, influenzata dalla presenza dell'uomo, sì che appena nelle brughiere e nelle paludi trova una vegetazione spontanea. Come la pianura padana è formata dai detriti di tutti i monti circostanti, così la flora è un amalgama di quella che ricopre quei monti, eccetto le piante alpine e le altre che esigono speciali condizioni climatiche. Le specie endemiche sono pochissime; le sue forme vegetali appartengono quasi tutte ad altre regioni. Solo nelle località riparate ed esposte a mezzodì si salvano in Piemonte il fico, l'alloro, il melagrano, il cipresso; la vite stessa gela talvolta sino al piede, mentre crescono più sicure le piante annuali, e la vegetazione arborea ha quasi tutta foglie caduche. Le condizioni sono però nel complesso le più favorevoli all'agricoltura e noi vi troveremo perciò diffuse e fiorenti, come in pochi altri luoghi al mondo, tutte le piante utili dei climi temperati, il gelso e la vite, il riso ed il grano, le leguminose e la barbabietola, le frutta della regione montana, e l'erba che si falcia più volte l'anno sui prati irrigui.
      Anche la fauna, in ogni singola regione d'Italia, ha diversità notevoli, come si immagina in un paese disteso nel senso del meridiano, sei volte più lungo che largo, cinto dal mare e separato dall'Europa centrale da un'alta giogaja, mentre si protende verso l'Africa, da cui gli vengono talvolta sulle aure infocate stuoli d'animali.


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Nuova Geografia Universale. La Terra e gli uomini
Volume V - Parte seconda - L'Italia
di Elisée Reclus
Società Editrice Libraria Milano
1902 pagine 794

   





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