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      Il dialetto, nei suoi caratteri dominanti, appartiene al gruppo italiano, ma la pronuncia e il timbro delle vocali mostrano che gli Italiani stabiliti nell'Emilia serbarono più degli altri affinità linguistiche col linguaggio celtico. Infinite sono, del resto, le varietà e le sfumature del dialetto e dell'intonazione col mutare dell'ambiente, come dal piano al monte, dall'interno alla riva del mare, dalla città alla campagna, da un rione all'altro della stessa città. A Parma è notevole la differenza di dialetto tra le due parti del fiume, ed in non poche città si notano differenze fra l'operaio e il borghese, l'agricoltore e il pescatore. Hanno qualche maggior varietà tra loro il piacentino, il parmigiano, il borgotarese largamente spruzzato di ligure, ed i tre dialetti più affini, di Reggio, Modena e Bologna. Il veneto introduce qualche sua voce, ma subito si tronca, come il dolce sì toscano diventa l'aspro se romagnolo; e sono notevoli le due opposte tendenze del ligure a sopprimere consonanti e del romagnolo a mangiar vocali.(284) Il dialetto sammarinese tiene del romagnolo, e tutte le parlate della Romagna toscana sebbene lievemente modificate dal contatto fiorentino serbano il natio carattere.(285)
     
      L'Emilia è una delle regioni d'Italia dove l'agricoltura ebbe sempre un grande sviluppo ed è oggi una tra le più fiorenti, anzi, quando si pensi alla sua naturale inferiorità rispetto alla Lombardia, potrebbe per certi riguardi contenderle il primato. Imperocchè i suoi monti non hanno quei serbatoi d'acque che sono i ghiacciai alpini; nel giugno ogni traccia di neve scompare anche dalle più alte cime dell'Appennino, e non vi sono laghi che serbino le acque per la siccità, quando i fiumi mostrano il nudo greto o la vasta distesa di sabbie, ed i canali di irrigazione ne traggono sin l'ultima goccia.


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Nuova Geografia Universale. La Terra e gli uomini
Volume V - Parte seconda - L'Italia
di Elisée Reclus
Società Editrice Libraria Milano
1902 pagine 794

   





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