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      Fra i due versanti, la parte neutra della valle era talmente indeterminata, che si spostò di almeno 50 chilometri il piano di separazione a mezzo di barriere trasversali che impedivano gli straripamenti degli stagni temporanei. Tutta la zona dove stagnavano putrefatte le acque recate dai torrenti laterali era un centro d'infezione, la maledetta e sventurata fossa, di cui canta Dante. Anche altri scrittori italiani ne parlano come di un luogo infetto; Boccaccio la chiama "il padule infame" e Fazio degli Uberti, nel suo Dittamondo, canta:
      Quivi son volti lividi e confusiPerchè l'aere e la Chiana li nimica
      Sicchè li fanno entropici e rinfusi;
      neppure le rondini osavano avventurarsi in quell'atmosfera fatale. Gli abitanti della valle avevano invano tentato di prosciugare il suolo scavando canali di scarico: la posizione orizzontale del vasto piano rendeva illusori tutti i lavori di risanamento. Galileo Galilei, consultato sulle misure da prendersi, dichiarò che il male era irreparabile; a suo avviso nulla potevasi fare. Torricelli riconobbe che sarebbe stato possibile utilizzare la forza dei torrenti per dare alla valle quella pendenza che le mancava e facilitare per tal modo lo scolo delle acque, ma non diè mano all'opera.
     
      N. 87. -- VAL DI CHIANA (SCALA DI 1:500,000).
     
      [vedi 087.png]
     
      Le discordie fra i due Stati limitrofi di Roma e Firenze non permettevano d'altronde che il corso delle acque della Chiana potesse essere rettificato; ambedue i governi intendevano che le acque torrenziali fossero scaricate sul territorio del vicino.


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Nuova Geografia Universale. La Terra e gli uomini
Volume V - Parte seconda - L'Italia
di Elisée Reclus
Società Editrice Libraria Milano
1902 pagine 794

   





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