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      Anche l'inverno, a cui, fuori che sulle alture, sono quasi ignote le nevi, ha una sua propria bellezza; i prati conservano la loro verzura e sono anche smaltati di fiori, alcuni dei quali potrebbero trovar luogo nei giardini, come diverse specie di anemoni, tutte le varietà dei narcisi, i giacinti, gli ellebori, ed altri ancora". I contorni di Firenze sono un po' più aridi, sebbene coltivati con grande industria; le colline pisane sono troppo ripide, quelle di Prato troppo nude, quelle di Volterra e di Siena in qualche tratto deserte.
      Le vette più alte, dove non prospera la vite, sono rivestite qua e là di faggi e di abeti; succedono più al basso selve d'altre essenze, fra cui predominano le varie specie di quercie e particolarmente il cerro, la quercia a larga foglia, il rovere, il quercione, ma, come si è detto, abbondano anche le superfici nude ed incolte. Sui declivi volti a sud, ha una grande importanza la coltura dei castagneti, tra i quali si trovano altri alberi da frutta. L'abete bianco, impiantato da alcuni anni sull'Appennino pistoiese, e in qualche altro sito, costituisce ormai boschi considerevoli, sostituendosi alla primitiva vegetazione del faggio. Dove restano ancora brevi foreste di faggio, esse sono di gran lunga più lussureggianti di quelle delle Alpi, perocchè la pianta, quasi fuggendo i terreni di origine primitiva, che abbondano tanto nelle Alpi, trovò un suolo più propizio al proprio sviluppo nell'Appennino centrale. La flora montana si può dunque dividere in due regioni, una superiore ai 900 metri, dove crescono di preferenza l'abete bianco e il castagno, l'altra inferiore, dove il rovere scende fino a 100 metri, il cerro si eleva talvolta sino a 1000, ed il castagno abbonda nella zona intermedia.


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Nuova Geografia Universale. La Terra e gli uomini
Volume V - Parte seconda - L'Italia
di Elisée Reclus
Società Editrice Libraria Milano
1902 pagine 794

   





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