Pagina (682/794)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Ben dice I. Taine, che vi sono due Pise: "una nella quale si è vissuta la vita della decadenza, nella mediocrità e nell'abbandono; l'altra, un angolo remoto, un sepolcro di giganti di marmo, dove il Duomo, il Battistero, la Torre pendente, il Camposanto riposano nel silenzio, come belle creature morte; la vera Pisa è là, in coteste reliquie d'una vita spenta, dove s'apre tutto un mondo alla vista".(409) Fu greca prima di essere etrusca, e colonia romana, l'obsequens Iulia Pisana, dotata allora di un porto. I Saraceni la misero a sacco nel 1004, ma i Pisani tolsero loro e fecero vassalle la Sardegna e la Corsica; poi diventò uno dei grandi emporii marittimi del mondo, e fu allora la "Pisa tremenda e bella, amazzone dell'Arno".(410) Ma vennero presto le lotte con Genova, sino a che la sua potenza fu fiaccata nella celebre rotta della Meloria (6 agosto 1284), dopo la quale si diceva che "chi vuol veder Pisa vada a Genova". Ugolino della Gherardesca se ne fece allora signore, ma presto il partito guelfo prevalse e lo chiuse coi figliuoli nella torre della fame, onde il grande poeta tolse argomento a fulminare la città "vituperio delle genti".(411) Continuarono le guerre fratricide sino al sacco di Prato ed al governo dei Medici, e pur continuò insieme quella magnifica fioritura dell'arte che popolò Pisa di opere meravigliose.
      La città è divisa dall'Arno, che si attraversa su quattro ponti, celebre il più vecchio per il "giuoco del ponte", che vi si tenne per secoli, l'ultimo in ferro, e sui quali danno i lungarni.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Nuova Geografia Universale. La Terra e gli uomini
Volume V - Parte seconda - L'Italia
di Elisée Reclus
Società Editrice Libraria Milano
1902 pagine 794

   





Taine Pise Duomo Battistero Torre Camposanto Pisa Iulia Pisana Saraceni Pisani Sardegna Corsica Arno Genova Meloria Pisa Genova Gherardesca Continuarono Prato Medici Pisa Arno