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      Sebbene avessero dietro un treno di cammelli con casse di ferro piene d'acqua, dovettero spingersi a nord verso Siuah, per camminare fra le dune sopra un suolo abbastanza propizio, giacchè per la via diretta avrebbero dovuto, per un tratto di 400 chilometri, oltrepassare sabbie mobili alte perfino 100 e 150 metri. Riuscì, nel 1879, a Rohlfs di toccare Cufra, venendo dall'oasi di Augila a nord: corse tuttavia pericolo d'essere trucidato insieme co' suoi compagni. Dall'ultimo punto dell'oasi di Gialo, cioè dai pozzi di Battifal, fino alla prima sorgente dell'oasi di Cufra, non ci sono meno di 350 chilometri, ma il sentiero non è diretto; di più la notte le carovane deviano frequentemente dalla direzione precisa. La strada percorsa da Rohlfs fu da lui ritenuta di 400 chilometri, per cui si impiegarono centosei ore. Il suolo dell'altipiano fra i due gruppi di oasi non ha che una stretta zona di dune all'estremità meridionale; verso il mezzo è tagliata da una bassura nuda d'erba, da un bahr bela-ma o «fiume senza acqua», ma il letto è sì poco apparente, che Rohlfs lo traversò senza accorgersene e lo ricorda solo per averne udito parlare dagli indigeni. Quasi tutto lo spazio da percorrere è composto di serir, piani ciottolosi, d'una perfetta regolarità, in apparenza seminati d'una ghiaia sì fina da far credere di camminare su lenticchie petrificate: in alcuni i ciottoli hanno la grossezza d'una noce, oppure d'una nocciuola. Non un sol pozzo le carovane trovano in quel deserto, e quei di Cufra vigilano perchè non se ne scavino.


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Nuova Geografia Universale. La Terra e gli uomini
olume 11 - l'Africa settentrionale - parte II
di Elisée Reclus
Editore Vallardi Milano
1890 pagine 1046

   





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