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      Alcuna volta in questa stagione nascono tempeste, ma in tal caso il vento non è che la brezza marina raddoppiata o triplicata di forza. Allora la navigazione diviene pericolosa presso le coste, contro le quali i venti vanno a battere con violenza. Nei mesi d'inverno, che sono pure quelli delle pioggie, i venti spirano sempre ordinariamente da ovest, da nord-ovest o da nord e recano le tempeste. Molto più dannosi sono però per la loro stessa natura gli improvvisi sbuffi di vento da nord-est a sud-ovest che generalmente sono accompagnati da tuoni e pioggia. Nelle frequenti calme, i vapori si accumulano in tanta quantità nell'aria che il sole ne rimane oscurato; un velo bianco cela da ogni parte il cielo. Nel circuito del Mediterraneo, pochi sono i luoghi dove una tinta grigia non tenga luogo del colore dell'atmosfera; per vedere l'azzurro del cielo, bisogna penetrare nelle regioni dell'interno. Quivi i vapori, anzichè coprire il cielo con un velo uniforme, si condensano in istrati, in cumuli, in cirri. Nondimeno la limpidezza del cielo della Tripolitania non eguaglia quella dei paesi temperati d'Europa. La polvere sollevata e dispersa per l'aria dal vento del deserto, talora sotto forma di simun, vi si mantiene settimane e mesi e dà sempre al cielo una leggera tinta di piombo(89). Spesso le navi ancorate nel porto di Tripoli hanno il ponte seminato di sabbia dalla tempesta; la spiaggia e la città sono allora velate come da una specie di nebbia, la quale asciuga in luogo di bagnare.


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Nuova Geografia Universale. La Terra e gli uomini
olume 11 - l'Africa settentrionale - parte II
di Elisée Reclus
Editore Vallardi Milano
1890 pagine 1046

   





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