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      Probabilmente nell'oasi d'Abù Naîm non ci sono datteri maschi ed i datteri femmine sono infecondi. Nelle tre oasi sono pure sparsi qua e là pomi selvaggi, i cui frutti sono grossi non più d'una noce.
      Le tribù vicine o bande di predoni che percorrono le steppe, si recano di quando in quando a raccogliere i datteri delle oasi e a pascolare i cammelli nei fondi erbosi. Gibbena e Maradè erano ancora abitate verso la metà di questo secolo. Nel 1862, nell'ultima non c'era che uno schiavo incaricato di vigilare i ladroni e palesarli ai padroni nella visita annuale che allora facevano all'oasi. L'esser l'acqua delle fontane d'Abù Naim moltissimo solforosa o carica di solfato di magnesia, non consente che in quei luoghi si stabilisca una colonia. Senza dubbio verrà giorno, dice Rohlfs, in cui i bagni solforosi della Tripolitania orientale saranno raccomandati come efficacissimi. Gli strati di zolfo sono numerosi in quella regione: le cave da cui si estrae il minerale, che viene esportato per il piccolo porto di Braiga, sono a nord di Abù Naim, da cui poco distano.
      L'oasi di Zella o Zalla, posta alla base settentrionale dell'Harugi nero, in un circo di scogli, è una delle più popolate della Tripolitania. Nel 1879 aveva circa 1200 abitanti, la maggior parte della tribù araba degli Aulad Chris. L'orlo dell'oasi, formato di roccie frastagliate, è lungo 12 chilometri da est ad ovest e 5 da sud a nord. Il numero delle palme che ci sono a Zella e a Tirsa, che sorge più a nord, è di circa centomila.


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Nuova Geografia Universale. La Terra e gli uomini
olume 11 - l'Africa settentrionale - parte II
di Elisée Reclus
Editore Vallardi Milano
1890 pagine 1046

   





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