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      Le pioggie poi sono nel Fezzan assai rare, perchè il Giebel es-Soda e l'Arudi Nero arrestano le nubi al loro passaggio. Anche la rugiada vi manca interamente per la siccità dell'aria. D'altra parte, cosa strana, nell'oasi di Fezzan la pioggia non è desiderata, non solo perchè diluisce i terrapieni delle case, ma eziandio perchè danneggia gli alberi modificando il regime del loro normale alimento per mezzo delle profonde radici. «L'acqua della pioggia è morta, quella del sole vive», dicono gli indigeni(149). Gli acquazzoni cadono generalmente l'inverno e la primavera, cioè da dicembre in aprile, quando i venti del nord disputano la preponderanza a quelli del mezzogiorno.
      I balzi di caldo e di freddo impoveriscono grandemente la flora, giacchè vi muoiono le piante che non reggono al freddo rigoroso e all'estremo calore. Nel Fezzan quasi nulla vi è di flora spontanea. Acacie talha dalle rare foglie, pallidi tamarindi, alhagi spinosi, cibo de' cammelli, la colloquintide delle sabbie, l'alfa, alcuni cespugli, una salsolea, due o tre erbe, ecco ciò che produce il deserto nei più riparati fondi. Le piante coltivate sono forse più numerose dei vegetali selvaggi, sebbene in molte oasi i giardini siano poverissimi di specie. Il Fezzan possiede, in questo o in quell'uadi, il frumento, l'orzo e molti altri cereali, il gombo, il cui frutto mucilaginoso è apprezzatissimo dagli Arabi, una trentina di legumi, noverati da Nachtigal, fra cui quasi tutti quelli de' nostri giardini. Il fico ed il mandorlo danno eccellenti prodotti; di tutti gli altri alberi fruttiferi dei climi temperati c'è quasi nulla o alcune piante intristite.


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Nuova Geografia Universale. La Terra e gli uomini
olume 11 - l'Africa settentrionale - parte II
di Elisée Reclus
Editore Vallardi Milano
1890 pagine 1046

   





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