Ogni Ministero francese che si succedeva al potere aveva un piano differente, che i governatori dell'Algeria rifiutavano talvolta di mettere in esecuzione, mentre essi erano alla lor volta frequentemente disapprovati dal governo centrale. La terra africana sarebbe forse stata sgombrata se, ne' primi tempi dell'occupazione, la monarchia minacciata nelle vie di Parigi dai repubblicani non avesse dato mano a disfarsene mandandoli in Algeria come truppa di avanguardia. Anche prima della rivoluzione di luglio, la «conquista d'Algeri parve aprire uno sfogo alle emigrazioni necessarie alla quiete della Francia e utili alla sua grandezza», sicchè in principio del 1831 la prefettura di polizia riusciva ingegnosamente ad arruolare 4,500 Parigini dei più robusti, scelti fra quelli che «la durezza dei tempi metteva in disponibilità permanente sotto la mano dei mestatori» e li mandava in Algeria come «volontari»(381). La nuova conquista, prima di essere un territorio di colonizzazione, fu un luogo di esilio. Fino alla metà del secolo alcuni uomini politici ebbero l'idea di fare sgombrare l'Algeria in conseguenza di continue contraddizioni nella condotta della guerra e per le nuove imprese coloniali. Ora si trattava di accrescere il territorio coloniale, ora invece di ridurlo; ora si pensava di fare dell'Algeria un gruppo di dipartimenti francesi, ora di farne un «regno arabo», e spesso i progetti proposti si proseguivano a gara in diverse parti del paese. I numerosi impiegati, che non sempre erano scelti fra i migliori, continuavano in Algeria il metodo al quale erano stati abituati in Francia, o cercavano di adattarlo alla politica del momento.