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      La divisione d'uso dell'anno in quattro stagioni non è applicata in Algeria: l'alternativa annuale non consta che di due periodi ben determinati, la stagione umida e temperata, che comincia in settembre, generalmente dal 12 al 20, e termina d'ordinario verso la fine di maggio, e la stagione calda e secca, che dura solo tre o quattro mesi, da giugno a settembre(445). In luglio le pioggie sono così rare che si possono considerare come un fenomeno completamente anormale: nella media di venti anni di osservazione non si ebbe in questo mese che un millimetro di pioggia; in agosto avviene di rado, a interrompere la serenità del cielo, qualche temporale, e verso la metà di settembre ricominciano gli acquazzoni regolari che rinfrescano il suolo. Allora i coloni hanno la seconda «primavera», la «primavera dal basso», dando a questo vocabolo il senso di rinnovamento della vegetazione. La terra, disseccata dal violento calore dell'estate, riprende con le pioggie la cupa verdura delle zolle, le tinte incantevoli del finire dell'autunno. La «primavera dall'alto» è quella che succede ai freddi poco rigorosi dell'inverno e che riveste d'innumerevoli fiori tutti i pruni, biancospini, ginestre, cisti, coronille(446).
      La posizione d'Algeri, su una costa bene esposta ai venti, dà al regime anemometrico una influenza capitale nella distribuzione del calore, dell'umidità, della pressione atmosferica; l'aria soffia liberamente da ogni lato, anche da quello di terra, dove il gruppo del Sahel ritarda il suo cammino senza cangiarne sensibilmente la direzione.


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Nuova Geografia Universale. La Terra e gli uomini
olume 11 - l'Africa settentrionale - parte II
di Elisée Reclus
Editore Vallardi Milano
1890 pagine 1046

   





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