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      La divisione fatta fra il Tell e il deserto a nulla è riuscita di concreto, giacchè quando non piove il deserto cresce a danno del Tell, e dove il suolo è irrigato, questo riconquista una parte del deserto(745).
      È dunque necessario rimboscare gli spazî devastati, rimboscare o ridurre a pascolo i nudi terreni. Se l'incuria non fosse generale, in pochi anni si sarebbero potute rimettere vaste estensioni forestali, perchè il suolo è quasi dovunque favorevole allo sviluppo degli alberi. Inutile sarebbero i semi o le piantagioni, giacchè come avviene sul Carso, in riva all'Adriatico, basta circoscrivere un tratto di terreno ed interdirne il passaggio agli animali, perchè germoglino i grani contenuti nel suolo formando ben presto una foresta nascente. Anche le macchie protette si cangiano in foreste; basta tagliare i pruni intorno agli alberi che cercano di sorgere qua e là sopra il folto. Anche una gran parte degli altipiani potrebbe, come mostrano gli avanzi di foreste e le nuove piantagioni di Gielfa, di Mesceria e di altre stazioni francesi, esser messa a bosco, nonostante la piccola quantità d'acqua che ricevono. Dove il suolo non è abbastanza umido perchè vi crescano gli alberi, si potrebbero propagare le piante da foraggio che crescono nelle terre aride ed anche saline, come le chelopodie australiane(746); ciò riuscirebbe di grande vantaggio alle mandre. Generalmente si può dire che la flora australiana, che ha già fornito all'Algeria diverse specie di eucalipti e di acacie, è quella che meglio sembra completare la flora mediterranea per il rimboschimento degli altipiani e delle chine del Maghreb: la wellingtonia fa pure bene nei luoghi secchi delle alte terre.


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Nuova Geografia Universale. La Terra e gli uomini
olume 11 - l'Africa settentrionale - parte II
di Elisée Reclus
Editore Vallardi Milano
1890 pagine 1046

   





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