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      Dissero i mercatanti che in alcuni scogli circostanti si scava il salgemma. Dall'oasi di Wagianga un altipiano si inclina a nord in dolce pendìo verso i palmeti di Kufra(1030).
      La catena di montagne chiamata dagli abitanti Tu, cioè gli «Scogli» e generalmente indicata dai viaggiatori arabi col nome di Tibesti, si mostra agli abitanti del Borku, nelle pianure meridionali, come un muro regolare che limita a nord l'orizzonte. Codesta catena, lunga circa 500 chilometri, 700 se si tiene conto dei prolungamenti poco elevati, non era conosciuta che di nome prima del pericoloso viaggio di Nachtigal, nel 1869, il quale non potè visitarne che la parte settentrionale. Più tardi egli tentò indarno di raggiungere per un'altra strada il sentiero precedente, per fissarne geograficamente le tappe con maggiore approssimazione; riuscì però di giungere al punto da scorgere alcune di quelle montagne e riconoscere le cime principali. Il gran masso meridionale del Tibesti è il Kussi, che sorpassa probabilmente l'altezza di 2,500 metri, da quanto ebbe a dire Nachtigal, e dove gli indigeni dissero che si forma il ghiaccio quasi tutti gli anni ed i cammelli che ivi nascono sono coperti d'un fitto velo di lana, come quelli del litorale mediterraneo. La cima più alta è un cono di apparenza vulcanica, anzi Nachtigal parla, secondo le descrizioni di chi lo informò, d'una «grotta di carbonato di soda» che racchiude pure alquanto zolfo: inoltre scaturiscono a piè della montagna due abbondanti fonti termali.


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Nuova Geografia Universale. La Terra e gli uomini
olume 11 - l'Africa settentrionale - parte II
di Elisée Reclus
Editore Vallardi Milano
1890 pagine 1046

   





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