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      Essendo stata frattanto compiuta la spedizione italiana. ed agitandosi la questione del mare saharino nei Congressi, nelle Accademie ed anche nella stampa europea, il Governo francese riconobbe la convenienza di risolverla, ed il ministro della pubblica istruzione, d'accordo colla Società di geografia di Parigi, deliberò di mandare il capitano Roudaire a studiare anche le depressioni tunisine.
      Nel marzo del 1876 la spedizione, condotta questa volta con scarsi mezzi e senza alcun apparecchio militare, mosse da Gabes, e per l'ued Akarat raggiunse il Gierid. Seguì l'orlo meridionale di questa depressione, correndo ad ogni passo il risico d'essere inghiottita dalle fanghiglie fluide nascoste sotto la sottilissima crosta, ed arrivò all'oasi di Nefzaua, di dove parte la via che traversa lo sciot su tutta la lunghezza, adducendo all'oasi che ne porta il nome. Toccò Tozer, Nefta, e di là si diresse sullo sciot Rharsa, raggiungendo il segnale lasciato l'anno innanzi. Comparando le due livellazioni condotte all'istesso punto, trovò che la seconda era di 3,60 inferiore alla prima, del 1875. Ritornata al Gierid, continuò le sue ricerche, percorrendo complessivamente 438 chilometri, e constatando che tutta la bassura del Gierid è superiore al livello del mare, quella del Fegied non inferiore a 24 metri, e quella d'El Abed a 19. Questi risultati dovevano bastare a far mettere da parte ogni idea di mare saharico; «fu allora, dice il capitano Baudot, che Roudaire immaginò, sulla costituzione delle bassure del Gierid, una ipotesi, che non mi pare possa sostenere l'esame, eppure trasse in errore parecchi uomini prevenuti o leggieri, e riuscì persino a sorprendere la buona fede del Lesseps». Trattasi di una supposizione, fondata, come dissi, su alcuni scandagli isolati, secondo la quale il fondo solido dello sciot del Gierid sarebbe inferiore al livello del mare, per cui basterebbe fare un taglio fra il Rharsa e il Gierid a Kriz, un canale tra il Rharsa e il Melrir allo sciot di Asludi, e un terzo taglio a Gabes per essere sicuri che le acque del mare compirebbero poi l'opera esse sole, inondando una superficie profonda abbastanza per le navigazioni moderne.


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Nuova Geografia Universale. La Terra e gli uomini
olume 11 - l'Africa settentrionale - parte II
di Elisée Reclus
Editore Vallardi Milano
1890 pagine 1046

   





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