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      Myiai, kaddyssai kata chalkotypous oteilas,
      Eulas eggeinontai, aeikissosi de nekron.
      Ek d'aion pephatai, kata de chroa sapeee
     
      E perciò la pietosa madre gli promesse che, colla sua divina possanza, avrebbe tenute lontane da quel cadavero l'impronte schiere delle mosche, e contro l'ordine della natura l'avrebbe conservato incorrotto ed intiero anco per lo spazio d'un anno.
     
      Teknon me toi tauta meta phresi sesi melonton.
      To men ego peireso alalkein agria phylaMyias, hai ra te photas areiphatous katedousin.
      En per gar keitai ge telesphoron eis eniauton,
      Aiei tod'estai chros empedos, e kai areion.
     
      Di qui io cominciai a dubitare se per fortuna tutti i bachi delle carni dal seme delle sole mosche derivassero e non dalle carni stesse imputridite, e tanto più mi confermava nel mio dubbio quanto che, in tutte le generazioni da me fatte nascere, sempre avea io veduto sulle carni, avanti che inverminassero, posarsi mosche della stessa spezie di quelle che poscia ne nacquero; ma vano sarebbe stato il dubbio se l'esperienza confermato non l'avesse. Imperciocché a mezzo il mese di luglio in quattro fiaschi di bocca larga misi una serpe, alcuni pesci di fiume, quattro anguillette d'Arno ed un taglio di vitella di latte; e poscia, serrate benissimo le bocche con carta e spago e benissimo sigillate, in altrettanti fiaschi posi altrettante delle suddette cose e lasciai le bocche aperte: né molto passò di tempo che i pesci e le carni di questi secondi vasi diventarono verminose; ed in essi vasi vedevansi entrare ed uscir le mosche a lor voglia, ma ne' fiaschi serrati non ho mai veduto nascere un baco, ancorché sieno scorsi molti mesi dal giorno che in essi quei cadaveri furono serrati: si trovava però qualche volta per di fuora sul foglio qualche cacchione o vermicciuolo, che con ogni sforzo e sollecitudine s'ingegnava di trovar qualche gretola da poter entrare per nutricarsi in quei fiaschi dentro a' quali di già tutte le cose messevi erano puzzolenti, infracidate e corrotte; ed i pesci di fiume, eccettuate le lische, s'erano tutti convertiti in un'acqua grossa e torbida che a poco a poco, dando in fondo, divenne chiara e limpida con qualche stilla di grasso liquefatto notante nella superficie; dalla serpe ancora scolò molt'acqua, ma il cadavero di lei non si disfece, anzi si conserva ancora sano quasi ed intiero, con gli istessi colori, come se ieri là dentro fosse stato rinchiuso; pel contrario l'anguille fecero pochissim'acqua; ma rigonfiando e ribollendo, ed a poco a poco perdendo la figura, diventarono com'una massa di colla o di pania tenace assai e viscosa; ma la vitella, dopo molte e molte settimane, rimase arida e secca.


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Esperienze intorno alla generazione degl'insetti
di Francesco Redi
pagine 127

   





Arno