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      Io non so se questo commendabile autore ne abbia mai fatta oculatamente la sperienza; so bene che quando ho fatto tenere in luogo aperto, come vuole esso padre Chircher, lo sterco e de' buoi e di qualsivoglia altro animale, sempre ne son nati i bachi e di primavera e di state e d'autunno; e da' bachi ne son sorte le mosche ed i moscherini, e non l'api; ma se l'ho fatto conservare in luogo chiuso, dove le mosche ed i moscherini non abbian potuto penetrare né figliarvi sopra le loro uova, non vi ho mai veduto nascere cosa alcuna: e di qui si scorge evidentemente quanto senza ragione Frate Alberto Tedesco, cognominato Magno, affermasse che dal letame putrefatto nascer sogliano le mosche. Ma, per non uscir del filo, vi torno di nuovo a scrivere che infiniti sono gli autori moderni che si persuadono che dalle carni de' tori abbian vita le pecchie: nel libro Della generazione degli animali se lo persuade il dottissimo padre Onorato Fabri, le di cui opere famose non saran mai sepolte nelle tenebre della dimenticanza. Molti e molti altri ancora vi potrei annoverare se non fossi chiamato a rispondere alle rampogne di alcuni che bruscamente mi rammentano ciò che si legge nel capitolo quattordicesimo del Sacrosanto Libro de' Giudici: che Sansone colà nelle vigne di Tannata, avendo ammazzato un leone, e volendo dipoi rivederne il cadavero, ritrovò in quello uno sciame bellissimo di api le quali vi aveano fabbricato il mele; dal che fu indotto Tommaso Moufeto a scrivere nel suo Teatro degl'insetti che le api, altre nascono dalla carne de' tori, e son chiamate taurogeneis ed altre dalla carne de' leoni, e son dette leontogeneis e che queste son di miglior razza e più generose e più forti: e di qui avviene che, ribollendo loro in seno i semi della paterna ferocia, non temono di assalire, se irritate sieno, gli uomini stessi e di ammazzare ancora ogni animale più grande; onde Aristotile e Plinio fanno testimonianza da quelle essere stati uccisi infin de' cavalli: quindi soventi fiate ne' Sacrosanti Libri vengon paragonati i più forti ed i più terribili nemici alle pecchie e particolarmente in Isaia: Sibilabit Dominus api, quae est in terra Assur; il che da' Caldei fu interpretato: Darà voce il Signore a poderosissimi eserciti, che son forti come le pecchie, e gli condurrà da' confini della terra d'Assiria.


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Esperienze intorno alla generazione degl'insetti
di Francesco Redi
pagine 127

   





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