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      Da mezzo il corpo fino all'estremità della coda osservammo esservi un gran numero d'uova legate insieme, o vestite da un filo o canale che per la sottigliezza non si poteva discernere. Non erano quest'uova più grosse de' granelli di miglio, e certe erano molli e tenere, e certe più dure: le molli e tenere apparivano gialliccie e quasi trasparenti, ma le dure, ancorché internamente fossero gialle, avevano il guscio nero; ed in tutto, fra le nere e gialle, in un solo animale ne contammo fino a settanta; e ad un altro, che tenemmo rinchiuso in una scatola quattro giorni senza mangiare, oltre venticinque che n'avea fatte in quella scatola, ne trovammo in corpo infino al numero di quarantotto. Mentre così passavamo il tempo, osservammo che, non ostante che a certi di quegli animaluzzi avessimo strappato fuor del corpo tutte quante le viscere, osservammo, dico, che continuavano a vivere o a muoversi, in quella guisa appunto che fanno le vipere sventrate ed altri molti insetti; per lo che ad alcun'altri tagliammo il capo, ed il capo senza 'l busto per qualche breve tempo vivea; ma il busto senza 'l capo vivacissimamente per lungo tempo brancolava, come se avesse tutti quanti gli altri suoi membri; onde per ischerzo e per un giuoco da villa ci risolvemmo a rinnestare il capo su 'l busto, e ci riuscì con quella stessa facilità colla quale riusciva di rinnestarsi le membra all'incantatore Orrilo, di cui il grand'epico di Ferrara:
     
      Più volte l'han smembrato, e non mai morto,
      Né per smembrarlo uccider si potea,


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Esperienze intorno alla generazione degl'insetti
di Francesco Redi
pagine 127

   





Orrilo Ferrara