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      Pietro Gassendo è di parere che nella polpa de' frutti nascano i vermi, perché le mosche, l'api, le zanzare ed altri simili insetti, posandosi sopra i fiori, vi lascino i loro semi, i quali semi, rinchiusi e imprigionati poi dentro a' frutti, coll'aiuto del calore della maturazione divengano vermi. Potrei molte e molt'altre opinioni addurvi, ma perché quasi tutte si riducono a quelle delle quali nel bel principio di questa Lettera vi favellai, perciò stimo opportuno il tralasciarle, e se dovessi palesarvi il mio sentimento crederei che i frutti, i legumi, gli alberi e le foglie in due maniere inverminassero. Una, perché venendo i bachi per di fuora e cercando l'alimento, col rodere si aprono la strada ed arrivano alla più interna midolla de' frutti e de' legni. L'altra maniera si è, che io per me stimerei che non fosse gran fatto disdicevole il credere che quell'anima o quella virtù, la quale genera i fiori ed i frutti nelle piante viventi, sia quella stessa che generi ancora i bachi di esse piante. E chi sa forse che molti frutti degli alberi non sieno prodotti, non per un fine primario e principale, ma bensì per un ufizio secondario e servile, destinato alla generazione di que' vermi, servendo a loro in vece di matrice, in cui dimorino un prefisso e determinato tempo; il quale arrivato, escan fuora a godere il sole.
      Io m'immagino che questo mio pensiero non vi parrà totalmente un paradosso, mentre farete riflessione a quelle tante sorte di galle, di gallozzole, di coccole, di ricci, di calici, di cornetti e di lappole che son prodotte dalle querce, dalle farnie, da' cerri, da' sugheri, da' lecci e da altri simili alberi da ghianda; imperciocché in quelle gallozzole, e particolarmente nelle più grosse che si chiamano coronate, ne' ricci capelluti, che ciuffoli da' nostri contadini son detti, ne' ricci legnosi del cerro, ne' ricci stellati della quercia, nelle galluzze della foglia del leccio si vede evidentissimamente che la prima e principale intenzione della natura è formare dentro di quelle un animale volante; vedendosi nel centro della gallozzola un uovo che, col crescere e col maturarsi di essa gallozzola, va crescendo e maturando anch'egli, e cresce altresì a suo tempo quel verme che nell'uovo si racchiude; il qual verme, quando la gallozzola è finita di maturare e che è venuto il termine destinato al suo nascimento, diventa, di verme che era, una mosca; la quale, rompendo l'uovo e cominciando a roder la gallozzola, fa dal centro alla circonferenza una piccola e sempre ritonda strada, al fine della quale pervenuta, abbandonando la nativa prigione, per l'aria baldanzosamente se ne vola a cercarsi l'alimento.


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Esperienze intorno alla generazione degl'insetti
di Francesco Redi
pagine 127

   





Gassendo Lettera