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      Un tal pesce fin l'anno 1674. mi fu donato dal Serenissimo Granduca Cosimo terzo mio signore, mentre nel cuor dell'inverno io mi trovava nella deliziosa, amenissima Villa di Castello. Arrivava col suo peso alle cento libbre, tutto coperto di pelle aspra, ruvida, simile a quella degli Squadri, delle Centrine e di altri simili pesci Cartilaginei. Quattro sole erano le pinne, coperte e vestite da quella stessa pelle ruvida che vestiva tutto il restante dei corpo; e le due minori di esse situate accanto a' due forami delle branchie. Delle due maggiori l'una era piantata quasi nel mezzo del dorso e l'altra nel ventre inferiore in vicinanza del Podice. Nell'estremità posteriore, che termina larga quanto è la larghezza maggiore di tutto il ventre, non vi era pinna veruna ne, per così dire, contrassegno di coda. Due erano i forami delle branchie, uno per banda; sotto ciascun forame nascondevansi quattro grandissime branchie accompagnate da una molto minore dell'altre quattro. La bocca, più che piccola in riguardo alla sterminata grandezza dell'animale, è veramente così piccola, che una torpedine che non arrivava al peso di sette libbre avea lo squarcio della bocca il doppio più grande della bocca di questo pesce Tamburo. Nelle mascelle superiori per dinanzi, in vece di denti, stava radicato in mezzo cerchio un solo osso tagliente, ed un altro simile osso nelle mascelle inferiori. Nelle fauci, in vicinanza dell'imboccatura della gola, si alzavano molte spine assai ben lunghe, acute, ricurve, pungentissime e durissime.


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Osservazioni intorno agli animali viventi che si trovano negli animali viventi
di Francesco Redi
Tipi Pietro Marini Firenze
1684 pagine 162

   





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