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      Trovai già memorie di queste divinità salutari sulle cime del Monginevra; ma in Foresto direbbesi che duri tuttavia il loro culto, e il risorto loro santuario sia la villa Genin.
      In sull'imbrunire, stando noi per accommiatarci, i nostri gentili ospiti, in compagnia del gioviale parroco del paese, ci condussero fino a notte fra i meandri de' boschetti e le aiuole del giardino, e quindi, come per caso, ci fecero riuscire in un pergolato sotto la cupola fronzuta d'un verde pinacolo, che rischiarato da molte faci, offerse la vista d'una lauta cena, quasi per virtù d'incanto imbanditaci e presieduta dall'amabile consorte del sindaco, vera dea matrona del luogo.
      Sedemmo a mensa, e venuti a discorrere d'agricoltura, il sindaco mi comunicò un suo molto bene studiato progetto per assicurare al paese l'abbondanza dell'acque anche ne' tempi di più ostinata siccità. Egli vorrebbe derivare dal Rocciamelone per un traforo di non oltre a 180 metri, ne' gioghi adiacenti al villaggio, parte delle acque de' ghiacciai, le quali servirebbero così a meglio irrigare non solo i campi di Foresto e di Mompantero ai tempi asciutti, ma ad accrescere il volume delle acque della Dora, talvolta scarsa anch'essa ai bisogni dell'agricoltura; il che tornerebbe a grande benefizio delle lontane campagne, principalmente del territorio di Torino, e gioverebbe eziandio e precipuamente alle macchine degli opificii e all'igiene della capitale.
      Stupii che la spesa di questa altrettanto utile quanto desiderata opera non verrebbe ad eccedere i sessantamila franchi; di che l'utilità grande accoppiata all'economia dovrebbe raccomandare l'impresa agli amministratori della cosa pubblica.


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La Dora
Canti e prose
di Giuseppe Regaldi
Tipogr. Sebastiano Franco Torino
1864 pagine 263

   





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